Descrizione
Da giugno 2021 viene reso fruibile al pubblico per visite serali di piccoli gruppi il suggestivo sito delle antiche prigioni.
Gli ambienti nel piano interrato e seminterrato del Palazzo Pretorio ospitano attualmente l’Archivio comunale, scrigno della memoria storica cittadina. Recano tuttavia ancora evidenti tracce del loro passato utilizzo, mantenuto fino al 1965: le basse, massicce porte borchiate con finestrella e doppi catenacci, scritte, numerazione delle celle e graffiti sui muri.
Sembra che l’edificio assegnato come residenza dei rettori veneziani coincidesse con l’antico palacium communis.
Dopo la distruzione del 3 luglio 1510 da parte delle truppe di Massimiliano d’Asburgo il governo si mosse per la ricostruzione della struttura, avviata, secondo lo storico Antonio Cambruzzi, già sotto Antonio Foscarini nel 1515.
Nel 1517 il palazzo doveva però essere ancora in rovina se il rettore Agostino Moro ne mise a disposizione il sedime per la costruzione della nuova cattedrale in corpore civitatis, mai realizzata.
L’opera riedificatoria intrapresa durante il mandato di Michele Cappello nel 1524 fu ultimata in quello di Girolamo da Lezze e il primo rettore che tornò ad abitarvi, nel 1533 dalla provvisoria sede nel castello fu Marco Loredan, come si apprende dalla relazione di quest’ultimo.
Nei domini di terraferma l’amministrazione della giustizia civile e penale era tra le mansioni dei rettori veneziani, coadiuvati da un numero variabile di assessori, ovvero giuristi laureati in utroque iure, civile e canonico, uno solo nel caso di Feltre, e da membri dei consigli cittadini (non sempre collaborativi).
Risultava dunque funzionale la vicinanza agli alloggi del rettore di un certo numero di celle per i detenuti in attesa di giudizio. Nelle prigioni di Palazzo Pretorio venne ristretto Lorenzo Mozzi, “famigerato delinquente, assassino plurimo, ladro abituale di bestie”, con tre bandi pendenti sulla testa, dei quali due perpetui, che giuntovi gravemente ferito, dopo essere stato interrogato nella “prigion forte” fu trasferito in quella “chiara”, spirandovi la sera del 15 aprile 1641.
Nelle carceri si distinguevano infatti due tipi di locali, “prigion forte” e “prigion chiara”, corrispondenti forse a due tipi di regimi carcerari. A diretto servizio della corte pretoria erano le Cancellerie criminale e civile che, nella riunione del Maggior Consiglio presieduta dal rettore Andrea Tiepolo, l’11 luglio 1543, s’intese dislocare nel ricostrueno vicino Palazzo della Ragione.
Come coaiutore alla Cancelleria criminale giunse a Feltre nel 1729 il giovane Carlo Goldoni che, oltre ad esercitare la professione legale, a Feltre stilò i primi componimenti teatrali.